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GOMIS 5,5 Rinvii poco tranquilli, continuamente sulle spine, incerto. Specchio riflesso di una squadra arrendevole in esterna. FACHIRO
FONTANESI 5,5 Parte tutto da un suo errore in anticipo troppo al centro sulla destra, fuori posizione. Ma, attenzione, non è che gli altri fossero da meno: mancanza totale di copertura per trazione anteriore a balestra, e tocca improvvisare. Male nel frangente, ma difficile imputargli un’intera sconfitta. Cioè, magari farà comodo pensarlo perché tanto ormai si è deciso che ci debba essere per forza un colpevole definito per non riuscire ad essere lì davanti, ma semplicemente c’è una squadra che non riesce ad essere determinante per il salto di qualità costante. Capita. Come capita fare la cappella della vita, che forse costerà un campionato. CAPRO ESPIATORIO
CAPELLI 6 Non c’è male… sia nel coprire il suo spazio che quello lasciato da una squadra che il centrocampo a 4 lo ha visto una volta a Football Manager. Nettamente il migliore in campo, almeno per quello che riguarda il mantenersi in piena dignità nel proprio ruolo. ONESTO
MAGNUSSON 6 Rischia in un paio di occasioni ma non è tra i colpevoli della debackle: come Sensi, Kone, Ragusa, Valzania e Rosseti è un giocatore che non c’entra praticamente nulla in questa squadra. FUGA DA CESENA
RENZETTI 5 Qui io continuo a scriverlo da febbraio: non ne ha più. Si fa inchiodare da Nizzetto che poi esalta Petkovic, ma per il resto della partita non fa nulla di più che numero in campo e qualche lamentela col direttore di gara. I cambi dalla panchina dimostrano che anche i semimorti ex infortunati fanno di più di chi è in campo e non è che sia proprio un bel segno per il finale di stagione. ANDATO (IN LIGURIA?)
RAGUSA 5 Uno spunto. Uno scatto. Non è possibile per lui fare di più, mancando la fase di regia intermedia, dovendosi affidare a qualche pallone portato dalla fascia. Non è in posizione, ammesso e non concesso lo sia mai stato in questo campionato, e non può far granché. DUE ROBE E BASTA
KONE 4,5 Siamo quasi a fine campionato, non ho problemi a scriverlo: la sua presenza in campo resta deleteria anche quando gioca bene, perché non c’entra nulla con questa squadra. Pensa poi quando è inguardabile come oggi: l’unica volta che supera la trequarti improvvisamente riappare il Molise. “Fa un lavoro preziosissimo, io lo vorrei sempre in campo”. Bene, anche gli avversari. TENDENZE SUICIDE
CASCIONE 5,5 Mi sanguina l’anima a scriverlo, ma se c’è stato uno veramente efficace nel mezzo centrocampo a 4 improvvisato da Drago è stato lui. Nulla di che, sia chiaro, nemmeno grandi idee, ma certamente filtro a sinistra per supportare Renzetti e Falasco e un minimo di impostazione in fase difensiva. Per se stesso. Poi sul contropiede è panico, per lui come per tutti. (Dal 46′ SENSI 6 Rientro vigoroso, con un tackle importante, un assist al bacio e oggi bastava entrare e sbadigliare che già si faceva qualcosa più di quanto fatto da tutta la squadra nel primo tempo. In tutto questo, ribadisco: non apprezzato dal ds, non amato dalla società, già venduto… aveva senso tenerlo a gennaio considerato che si è fatto di TUTTO negli anni passati per evitare che facesse il calciatore? BASTA POCO CHE CE VO’?)
FALASCO 5,5 Altro cambio, ma altro calciatore che non fa danni. Magari nella testa di Drago l’esperimento della fascia sinistra è miseramente fallito, ma di sicuro pericoli da quella parte ne causa pochini. Vero è che non fa praticamente nient’altro, ma quando si guardano tanti suicidi in sequenza, non subire è un po’ godere. PUGNETTA SLAVA (QUESTA LA SPIEGO IN PRIVATO) (Dal 46′ FALCO 6 Mette in movimento, fa pressione, incasina i piani del Trapani, ma la voglia non basta se non c’è lucidità costante per tutto il tempo. CASINARO)
ROSSETI 5,5 Il Cesena ha giocato in 10 per quasi tutta la gara, ma continua a trattarsi dell’attaccante sbagliato nella squadra sbagliata, a dimostrazione che aver dato il pieno controllo della situazione tecnica a Rino Foschi abbinandolo ad un allenatore caratterialmente duttile non abbia prodotto sempre scelte tecniche ottimali. Ma non è lui l’uomo con cui prendersela. INCOLPEVOLMENTE INUTILE (Dal 61′ DALMONTE 6,5 E questo non è ancora un giocatore da serie B, perché gli manca capire in anticipo cosa fare: poi quando è Sensi a servirti non ne hai quasi mai bisogno e puoi essere il migliore della squadra giocando la metà di tutti gli altri giocatori. Primo gol per lui tra i pro. SI COMINCIA?)
CIANO 5,5 Non gli si può chiedere sempre di chiudere la partita su punizione, altrimenti non giocherebbe a Cesena. In serie B. Ma giocherebbe in serie A, da qualche anno. Più che fuoriclasse, miglior giocatore della categoria. Tecnicamente può fare quello che vuole, tranne cambiare le cose quando gli altri non riescono nemmeno a veder palla. NON BASTA PROVARCI
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DRAGO 4,5 Esperimenti. A fine aprile. In trasferta. E nel giorno del centrocampo a 4 tiene in panchina Valzania, il miglior interprete di questo modulo. E baaaaaaaaasta, mister. Che tu sia in panico totale se le cose non girano lo si vede da quando hai fatto due cambi nella ripresa. HE’S LOST CONTROL
AC CESENA 4,5 Ancora una volta, al momento della conferma, della continuità, della svolta in affidabilità, la squadra crolla. Costanti nell’incostanza, dalle stelle alle stalle. Ci si aggiunga che certe partite sarebbero da cancellare dagli annali a livello di impegno e voglia di dare tutto. INDECOROSI

© Gian Piero Travini

10350334_10203219889051613_1395857634114751233_nE fuori nevica.
La 45 chilometri della Maremontana non è trail semplice. S’affronta un dislivello di 2.190 metri tra colline e falsipiani. È valevole per i trail dei professionisti. Si va dal mare alla montagna. Dalla sabbia alla neve. È il lato oscuro di Savona.

E fuori nevica.
Ogni anno qualcuno va vicino a quel confine che rende l’eroe folle. Ogni anno qualcuno sfiora il limite del non ritorno. Ogni anno il pronto soccorso ne deve mettere a letto almeno una quindicina. Loro, soldati d’inverno, non mollano.

E fuori nevica.
Non mollano mai. Continuano a correre anche se non sentono più le gambe nel marzo ligure, vigliacco, freddo, tagliacaviglie e acchiappasogni. Ti verrebbe da dormire. Ti verrebbe da cedere. Ma al massimo ti fiondi in una cappella. Quel 25 marzo 2013 in una ventina han cercato rifugio nell’abbazia di San Pietro ai Monti. Ipotermia. Non ce n’era. Tu no, Paolo. Tu sei fuori.

E fuori nevica.
Un infarto a 41 anni. Il freddo. Perché si vede che quello era l’unico modo che chi c’è lassù aveva per farti dare una calmata, tu che hai sempre e soltanto corso. Dentro uno stadio, prima.
E fuori, dopo. Mentre nevica.

Paolo Ponzo, eroe e soldato in bianconero. Due stagioni appena. Ma bastano per entrare nel cuore. Centrocampista polmoni e birra. C’è anche una retrocessione, piangendo spalla a spalla con Giampiero Ceccarelli. Ma tu sei rimasto, Paolo. Anche se la A te la sei presa anni dopo, a Modena. Per poi tornare nella tua Liguria, a fare il dirigente.

Ora è giugno. Di neve poca. Il Cesena si gioca la A col Modena.
C’è una targa al ‘Braglia’: “E’ stato bellissimo vederti correre per noi”.
Ora basterebbe anche vederti fermo, in tribuna. Indovinando magari per chi faresti il tifo.
E invece, tu hai continuato a correre. Dentro ad uno stadio, prima.
E fuori, dopo. Mentre nevica.

Pubblicato su La Voce di Romagna